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Woolf scrisse "II villaggio nella giungla" subito dopo il suo ritorno in Inghilterra. Si tratta di una storia anti-imperialista, che narra le vicende di Silindu, un eccentrico indigeno proveniente dalla giungla di Hambantota, che uccide un capo del suo villaggio per gelosia e viene portato al cospetto di un uomo bianco, l'assistente governativo britannico per essere processato. Il romanzo è popolato di yakkas (diavoli) cingalesi, spiriti e superstizioni tribali, che Woolf non apprezzava. Ma egli, calandosi con partecipazione nell'animo del personaggio, traccia un ritratto di Silindu e della cultura cingalese nel suo complesso e riconosce che per regnare su Ceylon una potenza straniera abbia il dovere di conoscerla e rispettarla. Silindu viene impiccato secondo la legge dei colonizzatori, ma il lettore lascia il romanzo con la convinzione che Silindu abbia assassinato il capo villaggio per proteggere l'onore proprio e quello della sua famiglia, e che quella che è stata stroncata sia la vita di un uomo innocente.